Il freddo si è posato su di me come un sottile e invisibile velo. Le dita sembrano sul punto di spezzarsi al contatto, il naso ha assunto una sfumatura di rosso pallido, e ogni respiro si trasforma in una piccola nuvola di vapore che fluttua nell’aria prima di dissolversi.
Cammino e il gelo mi fa compagnia come un silenzioso compagno. Le strade appaiono più deserte, gli alberi più spogli, e ogni suono è attutito, come se l’intero mondo fosse avvolto in una coperta di tranquillità. Mi trovo in una città che quasi non riconosco, trasformata dalla luce grigia e dal respiro gelido dell’inverno.
Sento il freddo penetrare fino all’anima, ma non è sgradevole. C’è qualcosa di quasi rassicurante in questa sensazione, come se il freddo stesso fosse un promemoria di ciò che è autentico. E lì, mentre mi stringo le spalle per cercare un po’ di calore, il freddo sembra quasi trasformarsi in un segreto. È come se mi svelasse qualcosa di profondo, di fondamentale. Mi ricorda che esisto, che sono vivo. Che sono composto di carne e ossa, di emozioni, di piccole cose.
E mentre cammino, con il naso e le dita intirizzite, percepisco che il mondo intorno a me è immobile, ma dentro di me tutto pulsa. Scopro così che c’è una bellezza silenziosa, fragile e perfetta, anche nel freddo che scivola sotto la mia pelle.
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